Gite
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Dal mare alla collina
Info (n.1)
Lunedì 26 agosto 2019 – Costo: 30
h. 13.30- 21.00
h. 13.30– Partenza dalla Sede del Congresso, autobus
h. 14.30– Pineta di Barcola – Tuffo in mare / Pranzo
h. 15.15– 40 min a piedi lungomare verso la riserva marina
h. 16.00– WWF Riserva Marina. Visita al museo BIOMA e istruzioni per lo snorkeling (Durata 2h30)
Minimo 6 persone – Massimo 48 persone
Tutto il materiale per lo snorkeling viene fornito in loco.
Necessario essere capaci a nuotare e saper usare le pinne, la maschera e boccaglio.
Portare il costume da bagno, telomare e ciabatte!
h. 20.30 – Ritorno in autobus
h. 21.00 – Sede del Congresso
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Info (n.2)
Giovedì 29 agosto 2019 – Costo: —
h. 15.00- 21.00
h. 15.00– Partenza dalla Sede del Congresso
h. 16.00– Visita al Faro della Vittoria
h. 17.30– Pineta di Barcola – Tuffo in mare
Portare il costume da bagno, telomare e ciabatte!
h. 20.00 – Ritorno in bus
h. 21.00 – Sede del Congresso
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Il sentiero Rilke, il Castello di Duino, le sorgenti del fiume Timavo.
Info
Lunedì 26 agosto 2019 – Costo: 15
h. 8.15 – 12.30
NB: si raccomandano calzature adeguate per un terreno roccioso!
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Minimo 15 – Massimo 30 persone
Sul carso triestino non esiste luogo più sacro e ricco di menzioni delle foci del Timavo. Qui leggenda e storia si intersecano in un paesaggio di fascino melanconico. All’ombra di maestosi cipressi, pioppi e platani, che proteggono la bianca chiesetta gotica dedicata a San Giovanni Battista, sgorgano dalla roccia le tre risorgive del Timavo, le cui acque scaturiscono da gallerie situate a circa 70 metri di profondità. È un piacere immergersi in questa serena oasi dove il tempo sembra scorrere quieto come le acque del fiume, sul punto di raggiungere il mare e con esso congiungersi.
Il Castello di Duino si erge su un ripido sperone carsico a picco sul mare, da cui si può ammirare l’intero golfo di Trieste. Fu costruito nel XIV secolo sulle rovine di un avamposto militare romano. Il castello è circondato da un bel parco, organizzato a terrazzi, che grazie ai suoi vialetti, aiole variopinte, statue, reperti archeologici aggiunge un tocco idillico all’incanto del castello.
Attualmente esso è la residenza dei Principi von Thurn und Taxis, che nel 2003 hanno deciso di aprire al pubblico sia il parco sia gran parte del castello, ricco di importanti opere d’arte e di cimeli storici.
Nel corso dei secoli accolse numerosi ospiti di prestigio, fra cui possono essere menzionati il poeta Rainer Maria Rilke, che ivi compose le famose Elegie duinesi, Elisabetta d’Austria, l’arciduca Massimiliano d’Asburgo con la consorte Carlotta del Belgio, Paul Valery, Johann Strauss, Eugene Jonesco, Gabriele D’Annunzio, Mark Twain, Karl Popper, Sigmund Freud e tanti altri.
Si possono visitare 18 sale ammobiliate, ricche di testimonianze della storia centenaria della famiglia principesca, che fin dal XV secolo, fu legata alla gestione e all’organizzazione dei servizi postali in Europa.
Da non perdere: il forte-piano suonato da Franz Liszt, la Scala del Palladio, capolavoro architettonico, i bastioni esterni a picco sul mare e il bunker costruito nel 1943 dalla marina tedesca.
Si tratta di una delle più suggestive passeggiate del carso triestino, che prende il nome dal poeta praghese Rainer Maria Rilke, che amava percorrere in lenta meditazione questo sentiero panoramico naturale che costeggia per 2 chilometri la bianca e ripida scogliera di Duino. Durante il percorso lo sguardo può spaziare apertamente sul blu del mare e del cielo, sul verde dei pini e il bianco delle rocce sulle quali si erge maestoso il castello.
Questo ambiente particolare offre la possibilità di trovare numerose varietà di piante tipiche della macchia mediterranea come l’olivo selvatico e l’agrifoglio alternate ad essenze locali quali le querce e di osservare da vicino i diversi aspetti del magico Carso.
Le grotte di S. Canziano – Slovenia
Info
Lunedì 26 agosto 2019 – Costo: 35
h. 15.00 – 19.00
NB: si raccomandano calzature ed abbigliamento adeguato – nella grotta ci sono 12°!
INDISPENSABILE UN DOCUMENTO DI IDENTITÀ, valido per l’estero!
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Il Parco delle Grotte di S. Canziano (Škocjanske jame) si trova all’estremo margine sudorientale del Carso classico, vicino al paese di Divača. Grazie all’eccezionale canyon sotterraneo, alle ricerche fondamentali sul carsismo, al ricco patrimonio archeologico e alla grande biodiversità, le grotte di Škocjan sono incluse nella lista del patrimonio naturale e culturale mondiale dell’UNESCO dal 1986.
Nel 1999 sono state inserite nella lista delle zone umide di importanza mondiale della Convenzione di Ramsar come zona umida ipogea.
Nel 2004, l’intera area del Parco fu inserita nel programma dell’UNESCO MAB – L’uomo e la biosfera come Riserva della biosfera Kras. L’intreccio delle grotte di Škocjan è composto di numerose grotte e gallerie, doline di crollo, ponti naturali e inghiottitoi. Questo sistema venne formato dal fiume Timavo (Reka), il quale, dopo 50 km di corso superficiale, proprio qui scompare nel sottosuolo carsico per riemergere alla superficie nelle sorgenti nei pressi del Golfo di Trieste.
COSA VISITEREMO?
Visiteremo:
– queste grotte (c.ca h. 1.30)
– le grotte Mahorčičeva e Mariničeva e la dolina “Piccola” (c.ca h.1)
NECESSARIO: calzature e abbigliamento adatto!!!
Un viaggio nel Medioevo: Gemona del Friuli e Venzone
Info
Martedì 27 agosto 2019 – Costo: 55
h. 08.15 – SEDE DEL CONGRESSO – Raduno e sistemazione nell’autobus
h. 08.30 – Partenza per Gemona
h. 09.45 – Visita a piedi: Duomo, Castello, Santuario Santa Maria Assunta – Pranzo – Partenza per Venzone – Visita a piedi: centro storico, Duomo, le Mummie
h. 18.00 – Partenza per Trieste
h. 19.15 – Arrivo a Trieste, sede del Congresso
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Antichissimo insediamento sulla strada per il Nord Europa (circa dal 500 aC), conserva un patrimonio ricchissimo di memorie storiche, religiose e culturali, dalla dominazione longobarda, alle ultime vicende del Friuli Patriarcale. Dalla seconda metà del XII sec. fu un libero comune con propri statuti, per poi diventare nel XIII e XIV sec. un importante centro di traffici commerciali. La prosperità ne fece un centro di primaria importanza, arricchito da chiese e dimore signorili, con cinta muraria protetta da un castello.
Dopo la diminuzione dei traffici a seguito della conquista da parte della Repubblica di Venezia, nel 1420 la città ebbe un lungo periodo di declino, fino alla ripresa nella seconda metà del XX secolo.
Nel 1976 fu devastata dai terremoti del 6 maggio (quasi 400 morti) e del 15 settembre, che provocarono gravissimi danni agli edifici storici. Oggi tutta Gemona è stata ricostruita con fedeltà e massima attenzione ai principali monumenti, utilizzando le pietre degli stessi edifici distrutti, nel pieno rispetto della storia e della tradizione.
COSA VISITEREMO?
Il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, che è stato costruito tra il 1290 ed il 1337 e consacrato dal vescovo di Parenzo Giovanni. È da ammirare la facciata per il suo portale e le interessanti opere scultoree del Maestro Giovanni, detto Griglio da Gemona, in particolare la Galleria dell’Epifania, che rappresenta l’arrivo dei Re Magi, l’adorazione ed il sogno dei Magi. L’aspetto odierno della facciata risale ad una drastica riforma dei primi del 1800.
Il Museo Civico, che, oltre a contenere una collezione di pitture e sculture di artisti friulani e veneti, ospita anche l’Archivio Storico e il tesoro del Duomo. Il museo è sito all’interno del Palazzo Elti (XIV-XV sec.). Il Tesoro del Duomo comprende alcune delle realizzazioni più belle dell’orificeria friulana del XV secolo.
La Via Giuseppe Bini, l’arteria principale di Gemona, che grazie ad un attento restauro conservativo mantiene l’antica fisionomia. Pregevoli opere architettoniche, decorazioni e portali interessanti, affreschi sulle facciate rendono questa via un corridoio museale.
Ricostruito completamente come si presentava nel medioevo dopo il sisma del 1976, è un vero e proprio gioello fortificato tra i paesaggi montani delle valli del Tagliamento e del Canal del Ferro in Friuli Venezia Giulia. La cittadina sorge a 230 metri di altezza ed è uno dei più straordinari esempi di restauro architettonico ed artistico.
Deve la sua fortuna alla posizione di passaggio obbligato verso nord, passaggio già conosciuto dai Celti nel 500 a.C. e poi reso statio (postazione di controllo) dai romani lungo la via Julia Augusta verso l’Austria. Le fortificazioni, a pianta esagonale con una doppia cinta di mura alta 8 metri circondata da un profondo fossato ed un sistema di 15 torri, sono state erette dal 1258 da Glizoio di Mels. Nel corso dei secoli Venzone passò in diverse mani: dagli Austriaci alla Repubblica di Venezia, dai turchi ai francesi, poi ancora gli austriaci, fino al 1866, in seguito alla terza guerra di indipendenza, la cittadina divenne italiana.
Venzone è stato dichiarato “villaggio ideale dove è bello vivere” dalla Comunità Europea.
COSA VISITEREMO?
Il Duomo, dedicato a Sant’Andrea Apostolo ed eretto dal 1251 ad opera del feudatario Glizoio di Mels. L’interno è a pianta a croce latina, con unica navata. Uno dei tre portali è il più interessante: bassorilievi e statue sono opera di “Mastro Giovanni”, lo stesso che ha lavorato per il Duomo di Gemona. All’interno importanti affreschi trecenteschi, sopra l’altare un grande Crocifisso ligneo del XV sec. ed altre pregevolissime opere d’arte. Il Duomo è stato ricostruito con le pietre originali (1988-95).
Le mummie, appartenenti ad un’epoca compresa tra il XIV ed il XIX secolo, attualmente sono conservate in un edificio vicino al duomo. È un’inestimabile testimonianza del modo di vita degli abitanti locali nei secoli passati.
La Casa Marcurele, edificio più antico del borgo edificato nel XI sec. in stile romanico con bifore in bassorilievo, il trecentesco Palazzo degli Scaligeri, il Palazzo Zinutti, un edificio del ‘700 impreziosito da un elegante ballatoio con parapetto in ferro battuto e portone barocco.
Il Palazzo Comunale, edificato in stile gotico verso la fine del XIV secolo e poi riedificato nel 1500. Le sue facciate esterne sono decorate con gli stemmi delle famiglie venzonesi più nobili e antiche; lo stile è quello gotico fiorito veneziano. D’angolo si erge la torretta, con l’orologio e la raffigurazione del Leone di San Marco, che simboleggia il dominio veneziano.
Il Palazzo Radiussi, residenza nobiliare caratterizzata da una trifora in stile gotico-veneziano del quattrocento e un portale seicentesco.
Il Palazzo Orgnani Martina, palazzo nobiliare del XVIII sec. ora sede dei principali musei e delle esposizioni temporanee venzonesi.
Il Palazzo Pozzo, palazzo nobiliare del XVII sec, e la Chiesa di S. Giovanni Battista, eretta nel XIV secolo, le cui macerie testimoniano tutt’ora la violenza del terremoto del 1976, che ne risparmiò soltanto la facciata principale.
Chiese di diverso culto: la Sinagoga, le chiese Serbo-ortodossa e Greco Orientale, la Basilica Cattolica di Sant’Antonio
Info
Martedì 27 agosto – Costo: 15
h. 14.30 – 18.30
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Trieste presenta alcuni esempi di architettura religiosa non comuni e di grande interesse artistico nel suo centro cittadino, a testimonianza del ruolo cosmopolita raggiunto in seguito alla proclamazione del Porto Franco.
Lo Concessione di Maria Teresa, cui fece seguito l’Editto di Giuseppe II nel 1781, improntati a larga tolleranza nei confronti delle religioni non cattoliche, favorirono l’insediamento di commercianti provenienti da varie parti d’Europa e del Mediterraneo e la fioritura economica dell’intera città.
Comunità di greci, illirici, serbi, tedeschi, svizzeri, inglesi ed ebrei nel corso dei secoli si unirono al nucleo urbano originario e fecero erigere i propri luoghi di culto secondo gli stili tipici della cultura dei paesi di provenienza.
Grazie a queste larghezza di vedute e straordinaria intuizione, tra la fine del XVIII e gli inizi del XX secolo furono realizzate chiese negli stili neoclassico, neobizantino, neogotico, eclettico, a dimostrazione del fatto che la libertà e la tolleranza creano il terreno più fertile per una pacifica convivenza.
Un viaggio nell’800: Gorizia
Info
Mercoledì 28 agosto 2019 – Costo: 55
h. 08.15 – SEDE DEL CONGRESSO – Raduno e sistemazione nell’autobus
h. 08.30 – Partenza per Gorizia
h. 09.30 – Castello di Gorizia – Sinagoga – Pranzo – Palazzo Coronini-Kronberg, parco e Palazzo – Passeggiata libera in centro
h. 18.00 – Partenza per Trieste, con breve fermata al Piazzale della Transalpina
h. 19.00 – Arrivo a Trieste, sede del Congresso
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Si trova in una zona nevralgica per la sua importanza, tra Oriente e Occidente, tra Italia e Slovenia, alla confluenza delle due valli dell’Isonzo e del Vipacco.
Su dei piccoli insediamenti di origine romana, dal I sec. aC, sorge la città, ma si può dire che la sua storia vera e propria cominci nel Medioevo e per la precisione nel 1001 quando il suo nome compare nei documenti ufficiali. Da allora Gorizia viene amministrata da diverse famiglie sotto il patriarcato di Aquileia, passate poi collettivamente alla storia come i Conti di Gorizia, che la portano a una crescita vigorosa soprattutto nel Duecento e nel Trecento, arrivando anche a conquistare numerose zone dell’attuale Slovenia. L’ultimo conte di Gorizia muore nel 1500 a Lienz, la città che costituiva la residenza abituale dei signori goriziani; la contea passa quindi in eredità all’imperatore Massimiliano I d’Asburgo. Da quel momento Gorizia diviene parte integrante delle terre asburgiche, dapprima in quanto capitale della contea omonima e poi come capoluogo della Principesca Contea di Gorizia e di Gradisca.
Il momento più difficile per Gorizia e per le zone circostanti, però, arriva con la prima guerra mondiale, che inizia nell’estate del 1914, un anno prima che in Italia. Gorizia diviene campo di battaglia per gli scontri tra le truppe italiane e quelle asburgiche, e durante la battaglia di Gorizia per l’occupazione della città, nell’agosto nel 1916, muoiono circa 100.000 soldati, divisi equamente tra italiani e austriaci, in uno dei più grandi massacri della guerra. Gorizia viene poi rioccupata dagli italiani nel 1918 alla fine della Guerra e diviene così provincia del Regno d’Italia. Nel ventennio fascista, che applica anche una vigorosa politica di snazionalizzazione degli sloveni presenti nel territorio, si instaura un clima di terrore verso questo gruppo. Dopo la seconda guerra mondiale nella parte della città in territorio sloveno, secondo i confini tracciati al termine del conflitto, viene costruita la città di Nova Gorica, letteralmente “Nuova Gorizia”, una sorta di “piccola Berlino” tagliata a metà da un confine sorvegliato rigidamente.
Con l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea alla fine del 2007, cade anche l’ultimo confine tra Gorizia e Nova Gorica, ormai sempre più parte dello stesso centro.
COSA VISITEREMO?
Il Castello di Gorizia, che sorge sul punto più alto di un ripido colle, risale al secolo XI e viene successivamente ampliato dai potenti conti di Gorizia.
Le varie vicende storiche nel corso dei secoli portano la contea di Gorizia nell’orbita dell’Impero asburgico, così che nel 1500, alla morte di Leonardo, ultimo conte, il feudo viene assunto dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo.
Adibito a caserma e a carcere, nel XVII secolo perde gran parte del suo aspetto medievale. Ulteriori modifiche vengono fatte: nel 1704, circa, addirittura sotto la direzione del celebre ingegnere, astronomo e matematico Edmondo Halley, scopritore dell’omonima cometa. Ma sono i bombardamenti della prima guerra mondiale a mandarlo in rovina: i restauri effettuati nel 1930 hanno cercato di ripristinare le forme cinquecentesche.
All’interno si visitano: la sala dei Cavalieri con una collezione di armi goriziane (XI – XVI sec.), la Sala del Conte e il Salone degli Stati Provinciali, la Sala della Musica, il Museo del Medioevo Goriziano. Dalle mura si gode un magnifico panorama sulla città e delle cime che la circondano.
Il Palazzo Coronini Cronberg, dimora storica risalente alla fine del Cinquecento, oggi è sede dell’omonima Fondazione. Passeggiando attraverso le quindici sale che compongono il percorso museale, tra cui la stanza dove nel 1836 morì Carlo X di Borbone, ultimo re di Francia, il visitatore è trasportato d’incanto indietro nel tempo, grazie all’atmosfera calda e suggestiva delle sale con arredi cinque e seicenteschi del piano terra, ai suntuosi salotti settecenteschi, agli ambienti ottocenteschi del piano nobile. Soprammobili, argenti, porcellane, cristalli, fotografie, ritratti e oggetti di uso quotidiano ricreano l’atmosfera di un’abitazione realmente vissuta, lasciando percepire in ogni stanza la presenza degli antichi proprietari.
La Sinagoga, costruita nel 1756, si trova nell’area del vecchio ghetto. Il suo aspetto attuale risale ad una ristrutturazione del 1894 progettata dell’ingegnere Emilio Luzzato. La struttura ospita il “Museo della Gerusalemme sull’Isonzo” che illustra la storia del popolo di Israele e della comunità ebraica goriziana. Un’ulteriore sala accoglie un’esposizione permanente delle opere di Carlo Michelstädter, illustre rappresentante della comunità ebraica goriziana.
Piazza della Transalpina, che prende il suo nome dalla linea ferroviaria Jesenice-Trieste di cui fa parte la stazione situata in territorio sloveno. Questa tratta, inaugurata dall’arciduca Francesco Ferdinando nel 1906, è stata voluta del governo di Vienna per scopi militari, come una seconda via per Trieste. Davanti all’imponente edificio della stazione si sviluppa un ampio piazzale impreziosito da mosaico realizzato dal triestino Franco Vecchiet in occasione dell’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea. Il mosaico rappresenta metaforicamente ed in modo poetico l’esplosione del cippo che segnava, fino a qualche anno fa, il confine tra Gorizia e Nova Gorica. Quest’opera vuole testimoniare l’integrazione europea.
Un viaggio nell’epoca romana: Aquileia
Info
Mercoledì 28 agosto – Costo: 55
h. 8.30 – 19.00
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Viene fondata nel 181 aC dalle milizie romane, guidate da Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino, quale fortezza per l’armata, allo scopo di difesa contro le invasioni proveniente dal nord-est e di conquista del nord-Italia e della regione illirica sul bordo orientale del mare Adriatico. Il suo nome è di origine celtica, come la gente che qui abitava. Nel periodo augusteo, Aquileia fa parte della X Regione Venetia et Histria. In seguito si espande fino a diventare la quarta città italiana più grande, dopo Roma, Milano e Capua.
Depredata dalle orde gotiche ed unne, riesce tuttavia a svilupparsi come centro del cristianesimo, diventando sede del potente Patriarcato, politicamente molto influente per più di mille anni. L’invasione dei Longobardi segna la fine dell’unità politica nella regione ed obbliga il Patriarca a fuggire a Grado, in territorio bizantino (568). I Longobardi eleggono ad Aquileia un secondo Patriarca, e da allora in poi sono due i patriarchi – ciò fino al 1451, quando la funzione patriarcale viene passata a Venezia.
Dal XII sec. ha inizio la decadenza della città, fino alla conquista da parte di Venezia nel 1420, nelle cui mani resta fino al 1509, quando l’Austria, a sua volta, la conquista. Soltanto nel 1751 il Patriarcato scompare con l’insediamento di Arcivescovadi a Udine e Gorizia. A partire dal novembre 1918 Aquileia appartiene all’Italia.
COSA VISITEREMO?
Il Porto Fluviale, il Forum, le Terme, oltre alla Basilica con la cripta, ed altre costruzioni cristiane arricchite da meravigliosi mosaici.
La Basilica, eretta nel XI sec. e dedicata alla Vergine ed ai Santi Ermacora e Fortunato, è considerata uno tra i più grandiosi ed importanti monumenti religiosi del periodo romanico. Il solenne interno è arricchito da un mosaico pavimentale, risalente ai primi anni del secolo IV, la più imponente testimonianza di mosaico paleocristiano in occidente.
Il Porto Fluviale, riportato alla luce alla fine del 1800, è databile intorno al I sec. dC: si passeggia lungo un viale di cipressi, dove sono visibili elementi architettonici, altari e altri materiali di scavo, magazzini portuali e approdi per navi di diversa grandezza.
Il Forum, del II sec dC, è da ammirare per la serie di colonne scannellate, per la pavimentazione ed i plùtei scolpiti.
Un viaggio nel periodo dei Longobardi: Cividale del Friuli
Info
Giovedì 29 agosto 2019 – Costo: 55
h. 08.15 – SEDE DEL CONGRESSO – Raduno e sistemazione nell’autobus
h. 08.30 – Partenza per Cividale del Friuli
h. 09.45 – Cividale del Friuli – Visita a piedi: Ponte del Diavolo, Monastero di S.Maria in Valle, Tempietto longobardo, Casa Medievale – Pranzo – Museo archeologico nazionale, Museo Cristiano e Tesoro del Duomo, Duomo di S. Maria Assunta – Passeggiata libera
h. 18.00 – Partenza per Trieste
h. 19.15 – Arrivo a Trieste, sede del Congresso
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Viene fondata nel 53 aC da Gaius Julius Caesar, il futuro imperatore romano, nel punto d’accesso della valle del fiume Natisone verso la pianura friulana.
Dopo l’arrivo in Italia dei Longobardi di Alboino, Cividale diventa la sede del primo ducato longobardo nel 568. Il Ducato si sviluppa nel corso di ulteriori 200 anni, lasciando importanti traccie nella cultura locale, quali il Battistero di Callisto; l’altare di Ratchis – ambedue visibili nella Cattedrale; la Chiesa di Santa Maria in Valle, meglio conosciuta sotto il nome di Tempietto Longobardo, uno dei piu interessanti monumenti dell’Alto Medioevo.
Dall’anno 730 Cividale diventa la sede amministrativa dei Patriarchi di Aquileia e, dopo la dominazione dei Franchi, dal 774, la città diventa un feudo patriarcale.
Nel 1420 viene annessa alla Repubblica di Venezia e poi conquistata dall’Austria. Nel 1866 diventa nuovamente parte del Regno d’Italia.
COSA VISITEREMO?
Il Museo Archeologico, ricco di reperti preistorici e longobardi, tra cui il sarcofago di Gisulfo d’epoca tardo-romana e la famosa Historia Langobardorum di Paolo Diacono, che descrive la storia di quel popolo.
La Cattedrale, costruita su un antica costruzione, distrutta da un incendio, dell’VIII sec, viene eretta nel 1186. Distrutta nel 1448 da un terremoto, l’attuale basilica viene costruita dall’architetto Erardo da Villaco, lo stesso ha progettato il famoso Ponte del Diavolo sul fiume Natisone. Più tardi vengono effettuate delle modifiche in stile gotico, la Cattedrale viene consacrata nel 1529. Nel vicino Museo Cristiano, sono conservate delle notevoli opere d’arte, tra cui il Battistero di Callisto, composto da una vasca ottangolare, su cui appoggiano otto eleganti colonnette, sostenenti una copertura; l’altare di Ratchis, duca di Cividale e re dei Longobardi, e la Cattedra Patriarcale.
Il Tempietto Longobardo, con decorazioni in stucco ed affreschi dell’VIII sec. e le bellissime sedie scolpite del XV sec.
La Casa Medioevale, la più antica a Cividale (1300).
Il famoso Ponte del Diavolo sopra una gola del fiume Natisone.
La dimora del Principe Massimiliano d’Asburgo: Parco e Castello di Miramare
Info
Giovedì 29 agosto 2019 – Costo: 18
h. 14.00 – 18.00
h. 14.00 – Punto di ritrovo nella hall della stazione dei treni
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Sul promontorio di Grignano, nel golfo di Trieste, si erge maestoso il bianco castello di Miramar, che l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo (1832-1867) fece costruire fra il 1856 e il 1860.
Questa dimora reale divenne il contesto ideale per la romantica avventura di questo principe e della sua consorte.
Purtroppo Massimiliano, fratello dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, fu fucilato a Querétaro nel 1867. Fu vittima di intrighi politici: i conservatori messicani, latifondisti e clericali che, con l’aiuto dell’imperatore Napoleone III, cercavano di abbattere la repubblica stabilita da Benito Juarez, riuscirono a coinvolgere nell’impresa Massimiliano, che fu nominato imperatore del Messico il 10 aprile 1864, durante una solenne cerimonia al castello.
L’evento, probabilmente favorito dal fratello, a causa di gelosie dinastiche in seno agli Asburgo, fu l’origine dell’infermità mentale di Carlotta del Belgio, moglie di Massimiliano.
Il castello è un tipico esempio di residenza principesca del XIX secolo. Progettato da Carl Junker nel 1856, portato a compimento nel 1864, conserva tuttora i suoi arredi interni originari. Al pianterreno si trovano gli appartamenti privati di Massimiliano e della sua consorte. Particolarmente degni di nota sono la camera da letto e lo studio dell’arciduca, che rievocano l’arredamento navale della fregata Novara, sulla quale Massimiliano era imbarcato quando prestava servizio nella Marina austriaca. Molto caratteristica è la Cappella decorata dall’accademico Eduard Heinrich.
Al primo piano si trovano i saloni di rappresentanza, impreziositi da sontuosi ornamenti in legno; le graziose stanzette cinese e giapponese, ricche di oggetti orientali di valore; l’imponente salone decorato con le tele del pittore triestino Cesare dell’Acqua, che raffigurano gli storici eventi di Miramare e di Massimiliano; la sala del trono, in cui si può ammirare il gigantesco albero genealogico della famiglia Asburgo-Lorena.
Il castello è circondato da un rigoglioso parco di 20 ettari di superficie, risultato di un impegnativo intervento di trasformazione del promontorio roccioso, prima di allora praticamente privo di vegetazione. La sua progettazione ebbe inizio nel 1856 e l’intervento fu condotto a termine dopo la partenza dell’arciduca per il Messico. Ancora oggi esso presenta le caratteristiche di un gusto tipicamente nordico fuso armonicamente con i colori ed i profumi mediterranei.
Per la realizzazione, affidata all’opera dei più qualificati giardinieri di corte, diretti del boemo Jelinek ma seguiti costantemente da Massimiliano stesso, furono utilizzate pregiate specie botaniche, tipiche del territorio triestino ma anche provenienti da Africa, Estremo Oriente e America settentrionale.
Una passeggiata in questo parco ricco di aiole fiorite, sottobosco, cespugli, laghetti, fontane, statue consente di respirare ancora oggi un’atmosfera intrisa di significati strettamente legati alla vita di Massimiliano.
L’Architettura Liberty e visita ai Caffè storici
Info
Venerdì 30 agosto 2019 – Costo: 15
h. 9.00 – 12.00
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
Minimo 15 – Massimo 30 persone
All’inizio del XX secolo Trieste è stata un crocevia di diverse culture, in particolare quella italiana e quella asburgica. L’arte moderna o liberty, sviluppatasi in quel contesto, cogliendo i tratti delle due culture, fiorì con caratteristiche non attestate in alcun altra città italiana. Essa è il risultato di una straordinaria combinazione di stile fiorito, Secessione viennese e Jugendstil tedesco: tutti questi stili appartengono al grande movimento artistico-filosofico conosciuto come Liberty, sviluppatosi tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900. In questo periodo quindi si assiste ad una proliferazione in città di nuovi edifici: quelli pubblici più austeri, sono costruiti in maniera più tradizionale con i colori bianco e grigio, propri del neoclassicismo, e quelli privati, che mostrano i segni del nuovo linguaggio stilistico. Gli amanti del Liberty, passeggiando per le strade del centro storico, possono scoprire diversi gioielli dai tipici decori floreali.
L’arte del caffè è un tema molto serio per i triestini ed i caffè storici sono autentiche, irrinunciabili istituzioni. In questi locali il tempo rallenta fino quasi a fermarsi e non è difficile immaginare il francese Stendhal, l’irlandese James Joyce o i triestini Italo Svevo ed Umberto Saba intenti a sorseggiare l’aromatica bevanda. Oggi è più probabile incontrare il famoso autore triestino Claudio Magris, che in uno dei suoi libri ha scritto: “il caffè è il luogo in cui si può stare contemporaneamente da soli e fra la gente”. Entrate in uno e gustate un caldo caffè nero: questo vi aiuterà a concludere la passeggiata con nuova energia!
Un viaggio in laguna: Grado e Isola Barbana
Info
Sabato, 31 agosto 2019 – Costo: 55
h. 8.30 – 18.30
L’orario di partenza sarà rispettato accuratamente!
Si prega pertanto di presentarsi puntualmente.
I primi insediamenti umani a Grado avvengono nel IV millennio prima di Cristo, ma la città è nata quale scalo di Aquileia nel 181 avanti Cristo: Gradus in latino significa “primo approdo”.
Durante il secolo V, a causa delle invasioni dei popoli orientali, diviene il rifugio per gli abitanti della terraferma, ed anche i Patriarchi traslocano in quel luogo. Vestigia del dominio della potente Venezia si ritrovano nei colori delle case, presso il porto canale, in quegli alberi che crescono nelle piazzette, il cui nome originale è campielli, in quella particolare atmosfera delle calli, cioè le stradine, cosiddette nel dialetto tipicamente veneto.
COSA VISITEREMO?
La Basilica di Santa Eufemia: la statua in rame dell’Arcangelo Michele, alta 2 metri e 80, fusa nel 1462, osserva la cittadina dalla cima del campanile, che è situato presso la Basilica.
Consacrata già nel 579, fu sede dei vescovi fino alla metà del XIV secolo, sebbene l’attuale struttura derivi da un restauro fatto tra il 1939 e il 1951.
Un’attenzione particolare merita il mosaico pavimentale (VI sec.) ed il pulpito, costruito su colonne romane, con i simboli degli Evangelisti (XI sec). Presso la chiesa si possono ammirare l’Orto Lapidario ed il Battistero (V sec.).
La Basilica di Santa Maria delle Grazie (sec. IV-V) ha nel suo interno un pavimento a mosaico ed una balaustra elegantemente scolpita, ambedue appartenenti alla stessa epoca e particolarmente interessanti.
Grado è rimasta quasi sconosciuta fino al 1800, quando sono state scoperte le qualità curative delle sue acque e sabbie. Da quel tempo diventa il centro culturale dell’elite europea e a Grado iniziano ad arrivare turisti ricchi e borghesi, artisti e nobili, principalmente dal nord-Europa.
Dopo un interruzione dell’affluenza turistica a causa della seconda guerra mondiale, un po’ alla volta, “L’Isola del Sole” ridiventa il rinomato luogo turistico di prima, che ancora oggi attira molte persone da tutta l’Europa per le sue splendide spiagge, la sabbia sottile, il sole caldo.
Barbana è una piccola isola posta all’estremità più orientale della laguna di Grado. Su di essa si trova il Santuario dedicato a Maria Madre di Dio. L’isola è abitata da una confraternita di frati minori francescani. Il suo nome deriva probabilmente da Barbano, un eremita del VI secolo che viveva nel luogo e che raccolse attorno a sé una comunità di monaci.
Le origini dell’isola sono relativamente recenti: la laguna si è formata tra il IV e il VI secolo su un’area precedentemente occupata dalla terraferma. In epoca romana il luogo ospitava un tempio dedicato ad Apollo e forse anche l’area destinata alla quarantena del vicino porto di Aquileia.
Un piccolo bosco si estende nella parte occidentale dell’isola ricoprendo più della metà della sua superficie; in esso si possono ammirare bagolari (della famiglia delle Ulmaceae), pini marittimi, magnolie, cipressi e olmi.
Il Santuario, risalente al VI secolo, merita una visita. Esso fu eretto dal patriarca Elia in onore della Vergine per aver salvato Grado da una violenta mareggiata. Fu completamente ricostruito negli anni 1911-1924 dall’architetto Silvano Baresi (Barich) che, nella costruzione indirizzò le forme verso un eclettismo che unisce elementi della tradizione romanica con tendenze baroccheggianti e decorazioni liberty.
L’interno presenta elementi di notevole interesse: sopra l’altare maggiore un bassorilievo del 1700 raffigurante la laguna di Grado sovrasta un’edicola, nella quale è conservata una statua lignea della Madonna databile al 1400.
Dal XIII secolo, ogni prima domenica di luglio, si ripete una processione di imbarcazioni imbandierate a festa per celebrare la grazia resa al popolo dalla Madre di Dio.
Le dimore storiche delle Famiglie Scaramangà, Morpurgo, Sartorio
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Passeggiando per la città, si possono osservare numerosi palazzi ed edifici molto diversi per stile e struttura architettonica. Alcuni di questi, in particolare, conservano ancora tutti gli arredi e gli oggetti collezionati dagli antichi proprietari, ricchi borghesi ottocenteschi e uomini illustri della città.
Palazzo Morpurgo: probabilmente il capostipite della famiglia fu Israel Isserlein, nato alla fine del XIV secolo a Marburg. Nei successivi secoli i Marburgo si distinsero come proprietari di banche di prestiti, si stabilirono a Gorizia e Gradisca, poi due membri della famiglia furono scelti, prima dall’imperatore tedesco Massimiliano I, poi dall’Imperatore austriaco Ferdinando II come “ebrei di corte” (Hofjuden). Infine, una parte della famiglia Morpurgo giunse anche a Trieste, dove svolse un ruolo significativo nel campo dell’imprenditoria e nella diplomazia. Carlo Marco e Giacomo Morpurgo con le rispettive famiglie fissarono la loro residenza al secondo piano della casa situata fra via Imbriani e via Mazzini. Mario Morpurgo, figlio di Giacomo, nel 1941 lasciò in eredità al Comune di Trieste questa residenza, affinché diventasse sede museale, la cui rendita fosse destinata alla Fondazione Mario Morpurgo de Nilma, che ancora oggi aiuta le famiglie in difficoltà.
Fondazione Scaramangà: discendente da una nobile casata bizantina insediata nell’isola di Chios (Grecia), Pietro Scaramangà intraprese attività commerciali con Vienna e la Russia fino al suo trasferimento a Trieste, dove si sposò con Myrtò, figlia di Giovanni Scaramangà, appartenenti ad un altro ramo della famiglia. Giovanni, figlio di Pietro, fu impegnato sul piano politico e venne eletto rappresentante di Trieste presso il Parlamento di Vienna. Fu presidente della Camera di Commercio e Industria (1914), della Banca Commerciale di Trieste (fino al 1926) e della compagnia di navigazione Lloyd Triestino (dal 1944). Giovanni Scaramangà nutrì una forte passione per tutto ciò che era legato alla storia di Trieste e diede un importante contributo all’ambito culturale cittadino. Con atto testamentario precedente alla sua morte nel 1960, costituì una Fondazione allo scopo di evitare la dispersione delle sue raccolte di materiale storico.
Museo Sartorio: Villa Sartorio, elegante residenza del XVIII secolo, fu rinnovata secondo lo stileneoclassico nella metà del XIX secolo da Nicolò Pertsch. La famiglia Sartorio vi abitò fino al 1946, quando fu donata al Comune di Trieste, affinché diventasse un museo. La villa conserva intatto il suo arredo originale: il salone da ballo, la sala neogotica, la sala della musica, la biblioteca, la sala da pranzo Biedermeier, l’enorme cucina testimoniano il modo di vivere della ricca borghesia della Trieste del XIX secolo.