86° CONGRESSO ITALIANO DI ESPERANTO

Trieste, 24-31 agosto 2019
Tema: Multiculturalità e plurilinguismo oggi

Il Congresso Italiano di Esperanto è un congresso annuale di Esperanto, organizzato dalla Federazione Esperantista Italiana.

Durante il congresso, inoltre, ti aspettano:

  • seminari tenuti da esperti
  • lezioni e discussioni — i relatori  non pagano la quota d’adesione
  • corsi di Esperanto per principianti e avanzati
  • servizio librario con nuove pubblicazioni, presentate durante il congresso
  • concerti e spettacoli teatrali
  • escursioni per conoscere il meraviglioso e unico circondario

Scopri più dettagli riguardo al prossimo congresso nella pagina del programma del congresso, e scopri dove alloggiare nella pagina alloggi.

246 persone hanno già effettuato l’iscrizione all’86° Congresso Italiano di Esperanto.
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SEDE DEL CONGRESSO:
SAVOIA EXCELSIOR PALACE TRIESTE
Riva del Mandracchio, 4 TRIESTE

Trieste

Sulle origini di Trieste gli studiosi non disdegnano di far cenno a leggende antichissime in cui si narra che il fondatore della città fosse Tergesteo, un amico di Giasone e degli Argonauti che qui volle fermarsi. Al di là dei miti, in realtà la città venne fondata da tribù proto-venete e le prime innegabili testimonianze sono costituite dai castellieri – villaggi protostorici difesi da cinte di pietre squadrate – costruiti sulla sommità dei colli, a San Giusto e sul Carso.

Quello che non è chiaro a tutt’oggi è l’etimologia del nome antico di Trieste.

Due sono le ipotesi: la prima rimanda a Tergestum, costruita tre volte, mentre l’altra suggerisce che il nome sia formato dalla radice indoeuropea Terg (mercato) e dal suffisso veneto Este, ovvero città.

È comunque la posizione particolare a determinarne il destino: i Romani, rendendosi conto dell’importanza strategica di queste terre, inviano le loro legioni e la flotta per conquistarle, sbaragliando gli Istri, alleati dei Cartaginesi. Ed è questa l’antica Tergeste, di fatto una colonia romana, la cui nascita si può collocare attorno al 178 a.C.

L’arrivo dei Romani assicura un periodo commerciale fiorente, un affinamento culturale, uno sviluppo urbanistico e importanti collegamenti viari.

Il Cristianesimo, diffusosi in questo territorio verso la fine del I secolo d.C., vive un periodo di persecuzioni: tra i suoi martiri c’è Giusto, che diverrà il patrono della città. Alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente iniziano le invasioni barbariche ed alla fine, nel 568, Trieste viene rasa al suolo dai Longobardi. Seguono secoli bui. Sotto il dominio carolingio i vescovi locali acquisiscono notevole potere temporale con il titolo di baroni ed all’orizzonte si profila la crescente potenza veneziana. I vescovi-baroni non riescono a fronteggiare Venezia e nel 1202 il doge Enrico Dandolo si impadronisce della città.

Dopo una guerra per la conquista di Chioggia ed altre città dell’Istria – guerra vinta da Venezia contro la Repubblica di Genova – Trieste vede riconosciuta la sua libertà, ma la Serenissima Repubblica Veneziana continua ad essere una minaccia, per cui decide di porsi sotto la protezione del duca asburgico Leopoldo III (1382) con l’atto di dedizione, destinata a durare cinque secoli. Nel 14° secolo si afferma una classe patrizia costituita da 13 Famiglie o Casade, che reggono le sorti della città per secoli.

Dopo brevi periodi di occupazione spagnola e poi francese, tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, si apre per la città un nuovo motivo di sviluppo: la concessione nel 1719 del Porto Franco alla città, sbocco geografico naturale dell’impero asburgico sul mare, dà il via ad un lungo periodo di prosperità. L’abolizione delle dogane richiama da tutta Europa ma anche dal Mediterraneo, un gran numero di imprenditori e mercanti che favoriscono l’aumento demografico e del benessere cittadino e lo sviluppo urbanistico. Un grandioso contributo a questo processo evolutivo lo da l’imperatrice Maria Teresa, che – pur non essendo mai stata a Trieste nell’arco della sua reggenza durata 40 anni – ha tanto amato la città ed operato per la sua prosperità.
Il clima degli anni della seconda metà dell’Ottocento, anche sull’onda del Risorgimento, fa prosperare l’irredentismo fino al primo conflitto mondiale, che porta al ricongiungimento di Trieste all’Italia il 3 novembre 1918.

Durante la seconda guerra mondiale Trieste e la Venezia Giulia divengono, dopo l’8 ottobre 1943, un territorio amministrato dal governo germanico.
Anche dopo la fine della guerra le sorti di queste terre non si risolvono subito: “40 giorni” di occupazione da parte delle truppe jugoslave del maresciallo Tito, seguiti da nove anni sotto il Governo Militare Alleato, sono necessari per giungere ad una soluzione della questione sul confine orientale italiano, anche a causa delle pressioni dell’allora Federazione jugoslava che rivendica una maggiore concessione territoriale. Alla fine, dopo anni di tensioni ed incertezze sul proprio futuro, Trieste torna all’Italia il 26 ottobre 1954.

 

Organizzato da:
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